C’è un momento in cui lo sai già, prima ancora di aprire la dispensa. Non hai davvero fame, ma ti trovi lì, davanti a qualcosa da sgranocchiare, quasi senza accorgertene. Magari è sera, sei stanca, o sei appena tornata da una giornata che ti ha prosciugata. Oppure sei sola, o agitata, o annoiata. E il cibo diventa quella cosa che riempie. Ma non lo stomaco. Riempie il vuoto. Il silenzio. Il bisogno di conforto. È la fame emotiva, e tutte l’abbiamo sperimentata.
Riconoscerla non è facile. Perché a volte sembra fame vera. Ti prende alla gola, ti fa desiderare qualcosa di specifico, spesso dolce o salato, mai neutro. E quando hai finito, ti lascia quella sensazione familiare: un sollievo passeggero, seguito dal fastidio, dal senso di colpa, dalla domanda “perché l’ho fatto?”.
Capire quando stai mangiando per fame emotiva è il primo passo per gestirla. Ma per farlo serve un alleato: uno spazio sicuro dove osservarti senza giudizio. E quel luogo, spesso, è la carta.
Annotare per conoscersi: perché scrivere aiuta
Non serve scrivere romanzi, né avere una calligrafia perfetta. Serve fermarsi qualche minuto al giorno, aprire Il Mio Diario Alimentare e del Benessere, e rispondere con sincerità a una domanda semplice: “Com’ero, mentre mangiavo?”. Non cosa, non quanto. Ma come stavi. Che emozione c’era in quel momento. Cosa era successo prima. Dove ti trovavi, con chi eri, cosa stavi pensando.
Quando inizi ad annotare questi dettagli, accade una cosa sorprendente: ti vedi da fuori. Vedi le ricorrenze. Vedi che certi alimenti ritornano sempre nelle stesse condizioni emotive. Che certi orari sono più delicati. Che ci sono giorni in cui mangi senza ricordare nemmeno il gusto.
Scrivere significa mettere distanza. E quella distanza ti permette di scegliere. Non sempre, non subito. Ma poco a poco, sì.
Fame o bisogno? Riconoscere la differenza

La fame fisica ha un ritmo. Arriva gradualmente, nasce dallo stomaco, si placa con qualsiasi cibo nutriente. La fame emotiva è urgente. Appare all’improvviso, è spesso specifica, e spinge a cercare qualcosa di preciso: la croccantezza, la dolcezza, la masticazione veloce. Non cerca nutrimento, cerca sollievo.
Questa differenza, quando la vivi solo dentro di te, è difficile da afferrare. Ma quando la vedi scritta nero su bianco, diventa chiara. Il diario serve proprio a questo: a trasformare il caos interno in osservazione esterna. E non è un esercizio sterile. È una forma di ascolto.
Ogni volta che prendi nota di un pasto vissuto con ansia, ogni volta che annoti una giornata iniziata male e finita con il frigorifero svuotato, stai costruendo un ponte tra il tuo corpo e la tua mente. E quel ponte, giorno dopo giorno, ti permette di non reagire più automaticamente.
Alternative vere: cosa fare quando non è fame
Una delle trappole più comuni è pensare che gestire la fame emotiva significhi “resistere” o “distrarsi”. Come se dovessi combattere te stessa. In realtà, quello che serve è capire qual è il vero bisogno nascosto. Hai bisogno di riposo? Di compagnia? Di staccare? Di rassicurazione?
Quando riesci a nominare quel bisogno, puoi cercare un’altra risposta. Magari esci a fare due passi, scrivi una pagina sul diario, ascolti una voce amica, ti fai una doccia calda, metti ordine in uno spazio della casa. Non è un trucco per evitare il cibo. È un gesto per soddisfare davvero ciò che stai sentendo.
E più tieni traccia, più diventi brava a capire. Non a evitare, ma a scegliere. Ci saranno ancora momenti in cui mangerai per consolarti. Ma saprai riconoscerli, accoglierli, e magari ridurre la frequenza. Perché la consapevolezza non crea perfezione. Crea libertà.
Il Diario come specchio, non come giudice
Molte donne iniziano un diario alimentare con l’idea di controllarsi. Di “fare le brave”. Ma questo approccio non regge. Troppa pressione, troppa rigidità, troppa colpa. E alla prima caduta, si molla tutto. Invece Il Mio Diario Alimentare e del Benessere è pensato per tutt’altro. È un diario che ti accompagna, non ti punisce. Che ti invita a osservarti, a raccontarti, a riconoscere gli schemi con delicatezza.
Le sue pagine non chiedono perfezione. Ti guidano nel notare. Ti offrono spazio per descrivere come ti senti prima e dopo i pasti. Per segnare il livello di fame, l’umore, le sensazioni corporee. Ti aiutano a scoprire che il tuo modo di mangiare racconta molto più della tua dieta: racconta la tua vita.
E quando inizi a trattare il cibo come una parte del tuo equilibrio – non come un nemico, né come un rifugio assoluto – allora cominci a stare meglio. Con te stessa, con le tue giornate, con il tuo corpo.
Un gesto quotidiano per imparare ad ascoltarti

Il Mio Diario Alimentare e del Benessere è uno strumento semplice, ma trasformativo. Serve a farti sentire più presente, più connessa, più gentile verso di te. Non impone regole, ma offre domande. Non detta la strada, ma illumina il percorso.
Se senti che spesso mangi senza avere fame, se ti capita di rifugiarti nel cibo quando le emozioni diventano pesanti, se vuoi imparare ad ascoltarti davvero, allora comincia da qui.
Prendi una penna. Apri una pagina. Scrivi senza filtri.
Scoprilo qui: è il primo passo per trasformare la fame emotiva in consapevolezza, e per ritrovare un modo di nutrirti che parte da dentro.